
Ogni condominio, nel proprio regolamento, può stabilire quali sono le fasce orarie in cui bisogna rispettare il silenzio ed evitare di fare troppo rumore. Di solito, gli orari in cui è concesso fare rumore sono i seguenti: tra le 8:00 e le 13:00 del mattino e tra le 16:00 e le 21:00 della sera.
Non sempre, però, sussistono delle vere e proprie regole che stabiliscono quali sono gli orari di silenzio nei condomini. Salvo esista un’apposita clausola nel regolamento, è comunque dovere degli inquilini astenersi da rumori intollerabili che potrebbero disturbare la quiete del vicinato. Quindi, in assenza di appositi divieti approvati all’unanimità dai condòmini, varrà la disciplina legale. Che cosa prevede la legge in caso di rumori molesti condominiali?
Secondo il codice civile, il proprietario di un immobile non può contestare al vicino i rumori da questi prodotti se non superano la normale tollerabilità. Per questo, solo i «rumori intollerabili» possono essere vietati. Attività semplici come usare la lavatrice, l’aspirapolvere, tagliare l’erba, far giocare i bambini, suonare strumenti musicali e tanto altro ancora: c’è una linea di demarcazione che, quando si vive in un condominio, non va superata. Ogni ulteriore interpretazione spetta poi al giudice, il quale deciderà valutando caso per caso, sulla base di situazioni concrete. Ecco alcuni fattori che possono influire sul suo giudizio:
– destinazione d’uso dell’immobile,
– collocazione dell’immobile,
– isolamento dell’immobile,
– orario in cui vengono prodotti i rumori. Infatti, lo stesso tipo di rumore può essere tollerabile se prodotto in un determinato orario della giornata e intollerabile in un altro.
Potrebbero aversi anche situazioni miste, dove il regolamento va a integrare la norma del codice civile, disciplinando specifiche ipotesi.
In conclusione, in presenza di rumori illeciti, si può fare causa per chiedere l’accertamento della illiceità dell’immissione e l’eventuale risarcimento del danno, valutando di volta in volta la singola fattispecie.